Incompatibilità tra Professione forense ed attività d'impresa

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    Salve a tutti: ho da poco concluso la pratica forense e mi accingerò a fine anno a sostenere la prova scritta dell'esame di stato; da questo potete ben intendere che la domanda che andrò a porre è presentata con largo (larghissimo) anticipo...
    Ho sempre saputo che la professione dell'avvocato risulta incompatibile con qualsiasi forma di attività di impresa; ebbene, in concreto, è davvero così?
    vorrei con altre persone un domani provare a dar vita ad un ristorante e mi chiedevo in che modo ed in quale misura fosse possibile partecipare alla cosa.
    se ad esempio venisse formata una società, potrei parteciparvi con ruolo privo di potere amministrativo?
    se qualcuno fosse preparato sulla questione, lo ringrazio anticipatamente.
     
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    Un consiglio in via preliminare.

    Per evitare eventuali fulmini e saette dell'Alta Direzione (come da Regolamento del Sito), Ti invito a non proporre e trattare il caso"al personale", ma come stessi presentando un caso di scuola,assolutamente astratto e del tutto scollegato da vicende personali.

    Quindi, qui stiamo disquisendo di un caso teorico:OK?

    Ti invito,quindi, a rivedere il tuo quesito postandolo/correggendolo all'impersonale.

    Cioè,non: "vorrei con altre persone...", ma "ammettiamo il caso - assai improbabile - che Tizio con altri suoi amici,Caio e Sempronio, voglia aprire un ristorante e che, in tale ipotesi - sempre estremamente ipotetica ed astratta - Tizio avesse anche superato l'esame di avvocato ed esercitasse la professione forense...."

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    Ciò posto,per cominciare:


    hai già visto questo articolo dell'Avv. Arcangela Maria Tamburro di Foggia?


    Professione di avvocato: incompatibilità e eccezioni alla luce della recente riforma forense
    Filodiritto, Bologna2013
    Articolo pubblicato in Filodiritto (http: //www.filodiritto.com)



    e tanto per continuare,ecco un parere deontologico del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma del 2013 su di una fattispecie molto particolare:

    Pratica n. (omissis)- Avv. (omissis)
    - L’Avv. (omissis) ha chiesto, in data (omissis), il seguente
    parere deontologico e precisamente: “Se avendo ereditato
    congiuntamente ad altro familiare l’impresa individuale materna
    per la gestione di un residence turistico alberghiero
    limitatamente al periodo estivo può esercitare tale attività con
    carattere di residualità rispetto alla professione forense e se
    nel contempo può subentrare nella licenza di somministrazione di
    alimenti e bevande della madre”.
    Il Consiglio
    - Udita la relazione del Consigliere Avv. Aldo Minghelli quale
    Coordinatore della Struttura degli Studi Deontologici, estensori
    Avv. Gloria Testa e Avv. Valeria Labella,
    Osserva
    - il quesito in esame si concentra sull’ambito delle
    incompatibilità all’esercizio professionale, delineato dall’art.
    18 della Legge 31 dicembre 2012, n. 247 recante la riforma
    dell’ordinamento forense.
    L’anzidetta disposizione connette l’incompatibilità a
    determinate posizioni giuridico - soggettive del professionista,
    connesse ad attività continuative o professionali di lavoro
    autonomo o subordinato, nonché all’esercizio di impresa
    commerciale in nome proprio o in nome e per conto altrui anche se
    saltuarie.
    L’avvocato, pertanto, non potrà assumere la qualità di socio
    illimitatamente responsabile o di amministratore di società di
    persone avente quali finalità l’esercizio di attività di impresa
    commerciale, in qualunque forma costituite, nonché la carica di
    amministratore unico o consigliere delegato di società di
    capitali, anche in forma cooperativa, o di presidente del
    consiglio di amministrazione, con poteri individuali di gestione.
    Viene però esclusa tale incompatibilità se l’oggetto
    dell’attività è limitato esclusivamente all’amministrazione di
    beni personali o familiari.
    Al tempo stesso, infatti, la semplice partecipazione al capitale
    sociale di una società commerciale quando, non accompagnata dalla
    effettiva gestione, non è incompatibile con la professione
    forense.
    L’impresa familiare, ad esempio, è istituto giuridico afferente
    l’organizzazione patrimoniale della famiglia, il quale assume –
    secondo le prevalenti giurisprudenza e dottrina – i connotati
    dell’impresa individuale, con conseguente attribuzione
    all’imprenditore delle funzioni gestorie e degli oneri ed obblighi
    connessi all’esercizio dell’attività d’impresa.
    La giurisprudenza ha, altresì, significativamente caratterizzato
    il ruolo del familiare collaboratore, all’interno dell’impresa,
    indipendentemente dalla circostanza che la sua opera sia
    funzionale all’attività della stessa (dandosi, quindi, rilievo
    anche alla mera attività in ambito familiare).
    Il collaboratore ha semplicemente diritto al mantenimento ed
    alla partecipazione all’eventuale utile rinveniente dall’impresa,
    non essendo contemplata alcuna altra forma di retribuzione della
    sua opera.
    D’altro canto, va pure esclusa – sulla base della nitida
    definizione data dall’art. 230 bis c.c. all’istituto – la
    concorrenza di alcuna forma di responsabilità in capo al familiare
    collaboratore e con ciò dovendosi escludere una sua
    compartecipazione all’attività di gestione.
    In tale ambito ricostruttivo, si potrà ritenere che non si
    configura incompatibilità tra l’iscrizione all’albo forense e la
    prestazione di attività non gestionali inerenti al funzionamento
    dell’impresa familiare (Consiglio Nazionale Forense, parere 20
    febbraio 2013, n. 20).
    Tuttavia si precisa che la somministrazione di bevande alcoliche
    e non, è soggetta, oltre che al regime di cui all’art. 64 del
    D.Lgs n. 59/2010, anche alla licenza di polizia di cui all’art.
    86, primo comma TULPS, non modificato dal provvedimento di riforma
    d.lgs 147/2012 pertanto pienamente vigente.
    Ciò comporta che, nei casi in cui è necessaria la segnalazione
    certificata di inizio attività c.d. SCIA presso il Comune
    competente questa svolga anche la funzione di autorizzazione per i
    fini di cui all’art. 86 del T.U citato e, pertanto,
    l’autorizzazione ha il limite costituito dal principio di
    personalità delle licenze – art. 8 – ribadito più volte dalla
    giurisprudenza quale carattere necessariamente “intuitu personae”
    della stessa e di conseguenza la identità tra il titolare e
    l’effettivo gestore (Cass. Civ., sent. 8.06.2006 n. 13408);
    questo, pertanto, sembrerebbe, in base ai criteri sopra indicati,
    che sia obbligato alla effettiva gestione dell’esercizio e
    pertanto assicurare una costante presenza nell’ambito della sede,
    prevedendo solo assenze temporanee per comuni esigenze.
    Gli elementi forniti dalla Collega non consentono di poter
    offrire un quadro più completo della situazione in quanto è reso
    noto solo che la ditta è individuale, che la Collega non è in
    possesso dei requisiti richiesti dall’art. 71 D.Lgs n. 59/2010 e
    che pertanto dovrà frequentare un apposito corso SAB -
    somministrazione alimenti e bevande - corso professionale per
    attività inerenti il commercio e come tale incompatibile con la
    professione forense.
    Tanto premesso,
    ritiene
    che l’Avvocato dovrà rispettare la normativa sopra rappresentata,
    nonché le disposizioni di cui all’art. 6 del Codice Deontologico
    Forense per evitare ogni attività incompatibile con l’iscrizione
    all’albo e affinché dette attività non compromettano il dovere di
    indipendenza, della dignità e del decoro della professione.
    Parole/frasi chiave:
    art. 18; art. 6; art. 230 bis; obbligo di evitare incompatibilità;
    società di persone; società di capitali; esercizio di attività di
    impresa commerciale; impresa familiare; somministrazione alimenti
    e bevande

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    Sotto un profilo più "culinario" e "molto meno legalese"


    sempre da Internet - sito STAR:

    Tiziana Stefanelli, avvocato e chef


    La Fisar l’ha nominata sommelier onorario per il talento culinario e aziende in prima linea, nel settore del food l’hanno scelta come testimonial, prima fra tutte la Star.

    Avvocato e chef riconosciuto e vincitrice della seconda edizione del MasterChef Italia, Tiziana Stefanelli è indubbiamente un fenomeno non proprio consueto nel panorama dei grandi cuochi italiani: avvocato di professione e chef affermata, con un bagaglio di riconoscimento che fa invidia a molti professionisti della gastronomia.

    Tiziana, sei una professionista affermata. Ci racconti come riesci a passare dal ruolo di avvocato a quello di cuoca? Parlo non solo di attività vera e propria ma anche d’identità, di come si definisce la tua identita nell'uno e nell'altro caso.

    Non vivo le due cose in maniera conflittuale perché mi sento un avvocato e non una chef. Ho studiato e lavorato per decenni prima di acquisire professionalità nel settore forense, mentre non ho una vera e propria preparazione professionale per “dirigere” una cucina. Certamente la vittoria di MasterChef ha suggellato il riconoscimento di un talento e di una grande passione, ma rimango una dilettante e questo è il lato bello della situazione.

    Qual è l’aspetto che preferisci nel tuo “ruolo” di chef?

    La fase che amo di più nella cucina è quella creativa, d’ideazione dei piatti. Non credo sarei felice se dovessi replicare ogni sera gli stessi piatti in un ristorante. Al contempo in questo ultimo anno mi sono ritrovata magicamente a fare tantissima esperienza, presentando i miei menù in ristoranti bellissimi (come L’Enoteca Marcucci di Pietrasanta), in alberghi lussuosi (come il Capo Peloro a Messina), in Circoli esclusivi (come l’Aniene di Roma), in cantine fantastiche (una tra tutte LAVIS). Ho cucinato nelle occasioni più disparate, dalla fiera del Libro di Torino al VInitaly di Verona, agli studi di Porta a Porta. Ho conosciuto gente magnifica legata al mondo dell’enogastronomia, ho studiato i diversi tagli di carne in macellerie storiche, visitato laboratori di pasta artigianale, conosciuto chef bravissimi. Un ricordo speciale di quest’anno è senz’altro la cena preparata a quattro mani con il vincitore di MasterChef Israele, ma anche la cena che ho preparato a Villa Madama per Expo 2015, per una delegazione di ministri da tutto il mondo, tra cui L’onorevole Bonino.

    Quanto è antica la tua passione per la cucina. E come nasce?

    La mia passione per la cucina è innata. Fin da piccola il mio gioco preferito erano i pentolini, allora di alluminio, sotto le quali accendevo mozziconi di candele, usate per lessare i pezzetti di scarto di verdure che sottraevo furtiva dalla cucina. Quando andavo ai giardini, invece di giocare con l’altalena, coinvolgevo le altre bambine al gioco della pasticceria, e cioè nel realizzare torte di fango, sassi e foglie. Ho acquisito naturalmente i concetti base della cucina da mia nonna Nella, così come s’impara a parlare e camminare. Passavo ore a guardarla cucinare.

    Ci racconti cosa e come cucini quando inviti amici a cena?

    Il bello della tavola è stare insieme, godendosi la convivialità! Se ho tempo per gli amici preparo pietanze eleganti e appetitose. Se è un periodo impegnativo preparo qualcosa di più semplice e stappo un’ottima bottiglia di vino: l’importante è la compagnia.

    E quando invece devi cucinare per la famiglia?

    Durante la settimana il menù della mia famiglia è molto semplice, ma lascia il posto a pietanze più complesse e succulente nel week-end, quando ho più tempo a disposizione per rilassarmi. Adoro fare la spesa nei mercati e avere rapporti di fiducia con i fornitori, ma spesso mi capita di non avere tempo e di correre al supermercato alle sette di sera. Per questo guardo con molta simpatia i prodotti Star, perché costituiscono un attimo compromesso per le giornate in cui ho poco tempo e non riuscirei, ad esempio, a fare un brodo o un sugo fresco.

    Come riesci a essere una donna di successo nella tua professione e, contemporaneamente, ai fornelli?

    Nella mia dispensa non mancano mai i prodotti “salva cena” come il tonno in scatola, il mais, l’insalata in busta e la mozzarella in vaschetta. Mi piace la buona cucina ma sono anche una donna del 2013, che si divide tra famiglia, lavoro e, nel mio caso, secondo lavoro.

    In occasione dell’imminente Natale, che tipo di cena (tradizionale o meno) consigli alle nostre lettrici? C'è una ricetta in particolare che ti sente di raccomandare?

    Per scoprire il mio menù di Natale nel dettaglio visitate la pagina Fb di Star e guardate la videoricetta del carrè di agnello alla mostarda di cremona su purea di zucca.

    Se, per Natale, proverete la ricetta di Tiziana Stefanelli, mandateci una foto!




    Edited by stracassòn - 16/8/2020, 18:26
     
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    informazioni più precise?
     
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    - con una descrizione dell'ipotesi da esaminare così nebulosa ci vuole un bel coraggio a chiedere info più precise.... e - assai più,ciò nonostante- a rispondere!

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    - in via generale e di prima approssimazione,ecco alcune prime indicazioni di massima:


    - per la gestione del ristorante sarà da preferire senz'altro la costituzione di una società di capitali, piuttosto che quella di una società di persone;


    - poi,nel caso si optasse obtorto collo per queste ultime, ed in particolare in ipotesi di s.a.s., si dovrebbero analizzare meglio i possibili rischi con la figura del socio accomandante (quello che non si immischia nella gestione);


    - nelle varie soluzioni di società di capitali (c'è da sbizzarrirsi),l'avvocato dovrebbe ricoprire poi solo la veste di socio di capitali (max consigliere di amministrazione, ma senza deleghe operative), e mai e poi mai quella di amministratore unico o delegato;


    - e nel ristorante non dovrebbe rivestire ruoli troppo importanti o di visibilità amministrativa-operativa (ad es.,cuoco,intestatario di licenze o del patentino alimentare HACCP del ristorante, etc.);


    - altrimenti,l'avvocato potrebbe assumere in locazione i locali e poi concederli in sublocazione alla società del ristorante, oppure - molto più tranquillamente - limitarsi a dare alla società/ristorante degli amici consulenze legali in senso stretto e (da valutare nello specifico) legali in senso ampio.


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    NB. senza maggiori indicazioni sul caso (anche) astratto, si può andare solo di scimitarra, e non di fioretto

    Edited by stracassòn - 31/8/2020, 09:37
     
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3 replies since 16/8/2020, 07:25   1034 views
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